Capezzoli introflessi

I capezzoli introflessi, rientranti o piatti, sono caratterizzati dalla mancanza di prominenza dei capezzoli stessi. Invece di sporgere all’esterno dell’areola, i capezzoli sono retratti all’interno del seno o al pari.

I capezzoli introflessi sono spesso dovuti ad una malformazione congenita o ereditaria presente sin dalla nascita e ne sono affette circa il 10-20% delle donne. La principale causa è da riconoscere nella brevità dei dotti galattofori, che impediscono al capezzolo di stare in posizione estroflessa. L’introflessione benigna dei capezzoli è solitamente un processo che si sviluppa in modo lento e progressivo nell’arco di anni. In alcuni casi, il capezzolo può introflettersi a seguito di infiammazioni del seno (mastite) o per la presenza di cicatrici a seguito di interventi chirurgici (mastectomia). Seppur raramente, la presenza di un capezzolo introflesso può indicare la presenza di un tumore della mammella, della malattia di Paget del seno, di un ascesso, di una perdita di peso importante o di infezioni ricorrenti.

Classificazione dei capezzoli introflessi

Capezzoli introflessi I grado: in questi casi i capezzoli si estroflettono con facilità tramite uno stimolo manuale o con il freddo, si mantengono estroflessi per qualche secondo o minuto per poi tornare introflessi in maniera autonoma.

Capezzoli introflessi di II grado: in questi casi i capezzoli si estroflettono con maggiore difficoltà nonostante gli stimoli esterni e tornano subito in posizione invertita senza trazione. In questi casi il grado di fibrosi è più elevato e la funzione di allattamento dei dotti galattofori potrebbe essere compromessa.

Capezzoli introflessi di III grado: i capezzoli sono completamente rientranti e non si estroflettono con gli stimoli esterni. In questo caso il grado di fibrosi è elevato e la costrizione dei dotti è compromessa talmente tanto che difficilmente la donna sarà in grado di allattare. Il grado di introflessione del capezzolo può provocare infezioni che possono coinvolgere tutta la mammella

Visita pre operatoria

E’ indispensabile una corretta valutazione delle cause che determinano l’introflessione dei capezzoli.

In sede di visita pre-operatoria è spesso prescritta un’ecografia mammaria/mammografia per escludere patologie concomitanti che possano essere causa del problema. La paziente dovrà rispettare le normali indicazioni pre-operatorie come evitare il fumo e l’assunzione di farmaci anti infiammatori (Aspirina, Brufen, Aulin, Oki …). E’ necessario avvisare se prima dell’intervento il seno fosse interessato da fenomeni infiammatori o infezioni poiché in questo caso l’intervento dovrà essere rimandato.

Alla fine dell’intervento è eseguita una medicazione che permette di isolare il capezzolo e di non farlo comprimere dal reggiseno. La medicazione deve essere mantenuta per 12/14 giorni. La paziente potrà tornare alle attività quotidiane sin da subito. Si devono però evitare sforzi e l’attività sportiva, che potrà essere ripresa circa dopo due settimane.

E’ necessaria una profilassi antibiotica per evitare possibili infezioni.

Controindicazioni e complicanze

L’intervento per la correzione dei capezzoli introflessi non può essere effettuato se vi sono processi infettivi/infiammatori in corso (ad es. mastite). Allo stesso modo, l’intervento non può essere eseguito se la causa dell’introflessione è legato alla presenza di una patologia della mammella (m.di Paget, tumore al seno..).

Dopo l’intervento è normale la presenza di un gonfiore e qualche livido.

L’intervento chirurgico spesso porta alla resezione dei dotto galattofori.  Bisogna quindi ricordare che nella maggior parte dei casi l’allattamento sarà precluso.

In alcuni casi è possibile una diminuzione/perdita della sensibilità del complesso areola/capezzolo. Si tratta, di solito, di un effetto transitorio che però può durare anche alcune settimane.

Sebbene raramente, è possibile una recidiva e quindi il ripresentarsi del problema.

Domande frequenti

Talvolta, nei casi meno gravi, è possibile provare ad utilizzare dei rimedi non chirurgici. Non sempre questo tipo di trattamenti è in grado di garantire risultati duraturi ed efficaci.

Vi sono casi in cui il capezzolo è talmente rientrante da impedire l’allattamento; quando il problema è di minore entità, invece, la suzione del bimbo può everterlo e l’allattamento non è quindi impedito.

Il capezzolo piatto è generalmente una versione più lieve del capezzolo introflesso: anziché essere invertito, cioè rivolto verso l’interno, il capezzolo piatto semplicemente non sporgente verso l’esterno.

VUOI PRENOTARE UNA VISITA O RICHIEDERE MAGGIORI INFORMAZIONI?